La Ribasatura
L’ osso mandibolare e l’osso mascellare, sono solo due delle 206 ossa presenti nel nostro corpo, ma alla nascita il numero delle ossa e’ molto superiore, se ne contano 270 alcune delle quali con la crescita si fondono tra loro e ne riducono quindi il numero in eta’ adulta. L’osso, e’ un tessuto vitale che […]

L’ osso mandibolare e l’osso mascellare, sono solo due delle 206 ossa presenti nel nostro corpo, ma alla nascita il numero delle ossa e’ molto superiore, se ne contano 270 alcune delle quali con la crescita si fondono tra loro e ne riducono quindi il numero in eta’ adulta.

L’osso, e’ un tessuto vitale che si mantiene in equilibrio costante nel tempo con due processi che si alternano tra loro; il primo processo e’ quello di neoformazione ossia il rinnovamento della massa ossea, il secondo processo e’ quello del riassorbimento della massa ossea.

Questo equilibrio che rimane generalmente costante fino ad eta’ adulta e’ frutto del lavoro instancabile di cellule specifiche all’interno delle nostre ossa che prendono il nome di Osteoblasti ed Osteoclasti

Gli Osteoblasti, sono responsabili della creazione, o meglio della rigenerazione della matrice ossea, e una volta esaurito il propio compito si trasformano in cellule “mature” ossia meno attive ed efficenti chiamate Osteociti.

Gli Osteoclasti invece sono cellule che all’interno delle nostre ossa, hanno una funzione che potremmo definire, diametralmente opposta, infatti disgregano la matrice ossea che non e’ piu’ vitale ed ecco che iniziamo a parlare di Riassorbimento osseo, iniziamo a capire il perche’ alle nostre protesi serve ribasarle periodicamente.

Questo processo che definiamo di “Rimodellamento osseo” perde efficienza in eta’ avanzata e succede che la massa di matrice ossea riassorbita e’ superiore alla massa di matrice ossea rigenerata e percio’ saremo di fronte a mandibole con creste alveolari che si assottigliano sempre di piu’ sino ad appiattirsi e creste mascellari che hanno perso volume.

Se prendiamo in considerazione la protesi mobile totale, sappiamo che superiormente la stabilita’ del dispositivo e’ garantita dalla chiusura al termine del palato duro “Posdam” che non permette di far entrare aria tra la protesi ed il palato mantenendola ben salda ai tessuti molli (effetto ventosa). Inferiormente la situazione cambia, non abbiamo chiusure naturali che ci possano aiutare e percio’ dobbiamo sperare di avere una buona area di appoggio, una buona cresta ossea.

Essendo costituita da materiale rigido, (vedi Art. I segreti della protesi mobile) la protesi totale nel tempo non si adatta alle modifiche che intervengono alla massa ossea, al suo riassorbimento ed ecco che diventa instabile, si muove sia durante la masticazione che in fonetica.

Possiamo definire la Ribasatura come un riadattamento funzionale del dispositivo medico che ha come obbiettivo quello di rimpiazzare con nuova resina, lo spazio lasciato dal riassorbimento osseo al fine di ristabilire un appoggio ideale della protesi alla mucosa.

Vediamo ora come procedere, dopo che il medico Odontoiatra ha rilevato l’impronta di posizione con “Permlastic” o “Xantopren” materiali specifici per l’impronta dei tessuti molli.

Prima di sviluppare il modello, osserviamo l’impronta per valutare la presenza di mancanze o difetti soprattutto nei bordi della protesi, bordi che devono essere ben dettagliati e uniformi.

Ora valutiamo la funzionalizzazione dell’impronta fatta dall’odontoiatra. Il medico durante l’impronta deve funzionalizzare cioe’ muovere labbra e guance del paziente affinche’ venga segnato sull’impronta il movimento dei frenuli del vestibolo. Chiedera’ inoltre al paziente di muovere la lingua per definire i bordi linguali ed il frenulo sottolinguale in caso di ribasatura inferiore.

Sviluppo del modello

Considerando un paziente edentulo non abbiamo l’esigenza di utilizzare gessi di particolare durezza, bastera’ un III classe.

Alcuni di noi in laboratorio” boxano ” la protesi con cera in modo tale da evidenziare l’uniformita’ dei bordi prima dello sviluppo del modello, personalmente lo trovo poco efficiente, basta infatti infossare di 3/5 millimetri la protesi durante lo sviluppo e lisciare con un dito o una spatola in fase di presa del gesso. Il risultato finale dopo l’estrazione dal modello sara’ un’impronta dei bordi nel gesso uniforme in altezza e spessore. Possiamo in ogni caso rifinire il modello a fresa o con un cutter per l’ottimizzazione.

Aspettiamo i soliti 45/60 minuti in modo che il gesso abbia fatto presa e con un cutter o un bisturi eliminiamo l’eccedenza di materiale da impronta per tutta il perimetro della protesi sia inferiore che superiore. Valutiamo se nel caso, di dare spessore alle flange apportando cera su di esse.

Se ci avete fatto caso, ancora non abbiamo estratto la protesi dal modello, e questa e’ la regola nr.1..

MAI estrarre la protesi in quanto perderemmo la posizione, e’ vero che mi si potrebbe obiettare che potremmo comunque riposizionarla sul modello, ma ricordiamoci che i materiali da impronta siliconici, sono molto elastici e riposizionando sul modello ci troveremmo di fronte a movimenti di sospensione poco gradevoli che ci farebbero dubitare sul corretto posizionamento.


Muffolatura

Il nostro modello con la protesi da ribasare, viene posto nello stampo della muffola nel quale viene colato il gesso (solitamente II e III classe) lasciando scoperta tutta la parte in resina (la nostra protesi).

In questa fase facciamo attenzione a non tenere il dispositivo troppo alto all’interno dello stampo in quanto se cosi’ fosse, il successivo controstampo risulterebbe in corrispondenza dei denti artificiali troppo sottile con il risultato che sotto pressione potrebbe creparsi.

Assicuriamoci che il gesso abbia fatto presa e applichiamo un isolante gesso/gesso tipo “Unifol” sulla superficie gessosa dello stampo.

Per mantenere puliti da gesso i colletti della protesi preesistente proteggiamoli con silicone non troppo rigido, puo’ bastare un 85 shore. Lo adagiamo sui colletti e con una piccola spatola, creiamo delle ritenzioni nel silicone ancor prima che indurisca

Chiudiamo la muffola con il controstampo, prepariamo il gesso (solitamente II e III classe) e versiamolo nel controstampo scuotendo la muffola al fine di farlo entrare nelle ritenzioni del silicone e per evitare bolle d’aria che potrebbero darci molti grattacapi.

Aspettiamo 45min. per la presa del gesso e inseriamo con una staffa la muffola in acqua bollente per 5min.

Questa procedura fara’ sciogliere la cera che eventualmente abbiamo apportato per inspessire parti della protesi, percio’ quando apriremo la muffola ci troveremo, nello stampo il modello ed il materiale da impronta, “Permlastic o Xantopren” e nel controstampo la protesi.

A muffola fredda e con molta cautela e pazienza, estraiamo dal silicone che e’ nel controstampo la protesi.

Controlliamo che tutto sia in ordine e vaporizziamo stampo e controstampo.

Preparazione della Protesi

Vogliamo certamente ottenere una buona ribasatura, percio’ decidiamo di sostituire tutta la resina della protesi preesistente fatta eccezione per i denti artificiali.

Nel primo step, con un fresa a fessura (io utilizzo una Fig.38 in tungsteno) andiamo a “ritagliare” la parte di protesi che non ci interessa piu’, che va’ sostituita, quindi le flange, il palato, i bordi linguali ecc. ecc. fino ad ottenere il ” ferro di cavallo” dei denti artificiali uniti tra loro da quel poco di resina per palati che e’ rimasta.

Con una fresa diamantata sottile, andiamo ad eliminare anche i colletti preesistenti sino ad ottenere un “ferro di cavallo” in cui la resina rosa e’ solo lungo gli zoccoli dei denti. Riposizioniamo ora con attenzione nel controstampo i denti uniti tra loro.

Per migliorare la ritenzione tra gli elementi e la nuova resina foriamo con una fresa a palla il cordolo rimasto di resina presente sotto gli zoccoli dei denti dopodiche’ siamo pronti per isolare sia stampo che controstampo con isolante gesso/resina.


Resinatura

Prepariamo in un mortaio la quantita’ misurata (liquido/polvere) di resina a caldo, personalmente uso

“Ivoclar ProBase Hot”, attendiamo qualche minuto affinche’ sia manipolabile e adattiamola con cautela sulla superfice del cordolo cercando di fare pressione con le dita affinche’ entri nelle ritenzioni e si adatti ai nuovi colletti.

Chiudiamo la muffola con il controstampo e sistemiamola in pressa a 2 ATM di pressione costante.

L’effetto della pressione fara’ fuoriuscire la resina in eccesso che andremo ad eliminare.

Quando non uscira’ piu’ resina dalla muffola, la toglieremo dalla pressa per sistemarla in staffa sempre sotto pressione.

Ora non resta che mettere la staffa con la muffola in un polimerizzatore a secco a 70°c per 9 ore.

Esistono altri tipi di polimerizzazione, la piu’ comune e’ immergere la muffola chiusa dalla staffa in acqua fredda, riscaldare l’acqua a 100°c e lasciarla bollire per 45min.

Personalmente i risultati migliori li ho conseguiti con il polimerizzatore a secco.

Rifinitura della Ribasatura

A smuffolatura avvenuta, la ribasatura andra’ rifinita con una fresa grossa diamantata.

Procederemo a rifilare i bordi, le flange della protesi, assottiglieremo il palato rendendo uniforme lo spessore.

Con una fresa sottile diamantata scarichiamo i frenuli, importantissimo per non generare infiammazioni dovute alla costrizione e limitazione di movimento dei frenuli in fonetica.

Rettifichiamo con frese a fiamma in acciaio o tungsteno da 0,12 a 0,06mm i colletti pulendoli da eventuali residui di resina.

Modelliamo la parte vestibolare delle flange creando finte radici, quindi lisciamo, gommiamo e lucidiamo con pomice.

A lavoro finito avremmo soddisfatto certamente le richieste del nostro cliente e risolto i problemi di stabilita’ del dispositivo al paziente che tornera’ ad avere una protesi praticamente nuova.

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